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STEFANO PAPETTI - 12 Settembre 2005 -

Camilli espone in questa circostanza a Civitanova Marche una serie di opere che si contraddistinguono per due motivi: il primo è legato al soggetto, il secondo alla tecnica particolare che egli ha sperimentato. Una tecnica pur servendosi di apporti che ottengono la incisione e quindi la riproduzione, approda ad un esemplare unico.

Questo è un concetto vagheggiato addirittura da D’Annunzio, e forse Camilli non lo sa, nel “Piacere”dove appunto il protagonista del romanzo, Andrea Sperelli, un nobile che si diverte per diletto ad incidere, realizza di ogni sua incisione un esemplare unico.

Quindi c’è uno spirito Dannunziano che muove Camilli in queste sue opere e certamente una grande sensibilità poetica nel modo con cui affronta il tema soprattutto quello del paesaggio che in maniera esplicita o in maniera comunque velata, compare in tutte queste opere, si segnalano anche per la scelta di una tecnica particolare, in un momento in cui normalmente gli artisti quello che curano meno è proprio l’aspetto tecnico.

La scelta di sperimentare una tecnica nuova, a servizio ovviamente di una creatività che si adegua e si iscrive in quella tecnica, è anche un aspetto da sottolineare come positivo di questa scelta di opere.

Siamo ad un livello elevato! Del resto attestato bene da una lunga frequentazione da parte dell’artista con il mondo dell’arte non è certamente un principiante e lo si vede appunto per la sicurezza con cui domina anche una tecnica nuova.

Ma, certamente rivela una sensibilità che inclina più alla malinconia che alla freschezza e alla gioiosità, però ci sono delle opere in cui poi gli apporti cromatici riscattano questa apparente malinconia.

Stefano Papetti

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